Saperi in Rete

LifeSkill 1 – Educare alle “life skills” con l’italiano L2: da dove partire?

 

 

 

Leggo in EPALE Journal questo titolo: Lo sviluppo delle life skills nella classe di lingua (I. Fratter, N. Fratter) e mi incuriosisco per un duplice motivo:  un po’ perché insegno Italiano L2 ad adulti stranieri ma soprattutto  perché ritengo necessario, a tutte le età, migliorare l’acquisizione e la competenza di queste skills in quanto essenziali, non solo all’apprendimento, ma in quanto “umani” così come   sostiene il noto saggista e motivational-coach Tony Robbins quando afferma

“..le life skill sono fondamentali per il successo personale e professionale. L’abilità di comunicare efficacemente, risolvere problemi e collaborare con gli altri è essenziale in ogni ambito della vita.”

Lo scopo del contributo degli autori è illustrare in che modo l’insegnante possa aiutare a sviluppare e a esercitare le life skills nei propri studenti integrandole nei corsi di lingua, sostenendo che l’insegnamento/apprendimento di una L2/LS sia strettamente correlato allo sviluppo e al possesso delle life skills, sia da parte dell’insegnante che dell’apprendente. La classe di lingua seconda risulta essere uno tra i contesti più adatti ed efficaci per lo sviluppo delle life skills; infatti, essa può fornire un’ottima opportunità di crescita personale sia dei singoli all’interno del gruppo che del gruppo nel suo complesso e può offrire la possibilità di confronto con la diversità: linguistica, culturale, valoriale ecc.

In che modo il corso di lingua diventa un laboratorio ottimale per lo sviluppo delle abilità sociali, in particolare della cosiddetta “competenza personale, sociale e di apprendimento per imparare” come indicato nel volume LifeComp (2020) ?

In particolare nelle classi di L2 ci sono dinamiche di gruppo diverse (Fratter & Fratter, 1999) tra persone di culture diverse, che parlano lingue diverse e hanno mentalità diverse, e per tali ragioni in ogni classe è presente a livello potenziale la possibilità che si generino conflitti che devono essere adeguatamente gestiti da parte dell’insegnante e dagli stessi studenti attraverso specifiche tecniche e strategie (problem solving, decision making). I docenti di Lingua sanno certamente che per quanto riguarda la formazione linguistica e lo sviluppo delle life skills, l’aggiornamento del QCER Volume Complementare del 2020 presenta non solo approfondimenti, ma anche numerose novità rispetto al Quadro di Riferimento Europeo per le lingue del 2016.

In particolare, il nuovo documento tiene conto di alcuni aspetti che vanno oltre l’apprendimento/insegnamento delle lingue e che coinvolgono l’apprendente nella sua interezza, nell’interazione durante il processo di comunicazione (il saper essere e il saper apprendere). In particolare è proprio nei descrittori di Mediazione che le attività di mediazione sono ulteriormente specificate in tre sotto-competenze, due delle quali, Mediare a livello concettuale e Mediare a livello comunicativo sono più chiaramente correlate allo sviluppo delle relazioni interpersonali e al lavoro in team, richiedendo il possesso di specifiche life skills. Le competenze linguistiche descritte nel QCER-Vc sono spesso strettamente legate a competenze di tipo relazionale e interrelazione (life skills) che devono essere esercitate trasversalmente e consapevolmente nelle attività linguistiche in classe. 

Per chiarire meglio il concetto, si analizza per esempio il descrittore di livello C1 denominato Collaborare in un gruppo (Mediare a livello concettuale) in cui è richiesta l’interazione collaborativa tra pari e in cui l’apprendente “È in grado di sviluppare l’interazione e aiutare a guidarla, con tatto, verso una conclusione” (QCER -Vc 2020, p. 121). Si può osservare come in questo descrittore si richieda, inoltre, anche la capacità di mettere in atto le life skills della comunicazione efficace e della relazione interpersonale. Tali competenze relazionali possono certamente far parte dell’acquisizione basata sull’esperienza (apprendimento informale) ma non lo sono in modo esclusivo, poichè molte di esse richiedono di essere apprese anche attraverso specifici percorsi formativi (apprendimento formale e apprendimento non formale) soprattutto nel caso in cui si tratti di gruppi di formazione. Ne consegue che gli insegnanti debbano dapprima essere formati loro stessi nell’acquisizione personale delle life skills e nella gestione delle stesse nel gruppo classe.  Infatti, dapprima gli insegnanti stessi devono essere in grado, per esempio, di comunicare in modo efficace, di mostrare empatia verso l’Altro e di utilizzare il pensiero critico per la risoluzione di problemi.

Nello specifico, nel terzo paragrafo, si propongono ad esempio Concetti base dell’Analisi Transazionale (vd Articolo p.83-84) per la gestione dei gruppi classe o di livello: se l’insegnante dispone, per una comunicazione efficace, delle competenze e degli strumenti adeguati ad evitare transazioni incrociate, e facilita invece transazioni complementari, la comunicazione rimane aperta e i conflitti possono essere evitati o adeguatamente risolti. Attraverso un uso consapevole delle transazioni, l’insegnante potrà valutare, scegliere nuove opzioni e sperimentare modi efficaci per comunicare con i propri studenti.

L’insegnamento delle life skills deve inoltre essere integrato al sillabo della classe: la difficoltà principale riguarda proprio la predisposizione di percorsi che capaci di offrire attività semplici e spendibili nella realtà didattica: per l’insegnamento linguistico, dunque, l’utilizzo dei descrittori di Mediazione del QCER-Vc (2020) deve essere “tradotto” in attività pratiche, concrete attraverso la declinazione anche dei descrittori del LifeComp (2020). La sfida riguarda gli insegnanti affinché, nelle classi di lingua, si dotino di strumenti necessari per gestire una comunicazione efficace e per promuovere lo sviluppo di una piattaforma di comunicazione in cui gli studenti possano sentirsi liberi di esprimere, in modo assertivo e “con tatto”, le loro idee e i loro bisogni,  dove possano crescere nelle capacità interpersonali, grazie alle buone relazioni interpersonali sviluppate attraverso il lavoro di squadra e la capacità di risolvere i problemi in gruppo.

Ma in primis si richiede agli insegnanti che sviluppino una precisa consapevolezza di se stessi (Self-awareness) e intraprendano un percorso di conoscenza del sé.

Forse si parte da qui. 

Ecco cosa cercavo.

 

Maria Grazia Turra – Cpia 2 Milano