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L’Italiano L2 nei Cpia: le ultime ricerche


Pubblicato il 27 Febbraio 2023

L’insegnamento della lingua italiana agli stranieri è l’attività principale dei CPIA, almeno dal punto di vista dell’utenza sul piano quantitativo.

Dal 2010 i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (ma allora si chiamavano Centri Territoriali Permanenti) sono diventati il punto di riferimento di tutti quegli stranieri che necessitano di un attestato di conoscenza della lingua italiana: infatti, agli enti certificatori già riconosciuti (Università di Siena, Università di Perugia, Università RomaTre, Società Dante Alighieri) si sono aggiunti quell’anno i CPIA, i cui attestati di conoscenza della lingua al livello A2 sono riconosciuti solo ed esclusivamente per la concessione dei permessi di soggiorno a breve e a lungo termine. Inoltre, i test per la conoscenza della lingua italiana, i cosiddetti “test della Prefettura”, previsti dall’accordo di integrazione del 2011, hanno luogo presso i CPIA e la prova è preparata, somministrata e valutata dai docenti dei centri stessi.

Dal 2011, poi, è stato affidato ai CPIA il compito di organizzare sessioni di incontri con neo arrivati a seguito di ricongiungimento familiare, per aiutarli a orientarsi e a integrarsi nelle città di arrivo. Anche queste sessioni erano legate all’accordo di integrazione, e sono ormai in disuso, almeno per quanto mi risulta. Sono state soppiantate dal “test della prefettura” e dalla frequenza ai corsi di L2 e di primo livello nei CPIA. Dal 2017 sono i CPIA a farsi carico dei minori stranieri non accompagnati che rientrano nella fascia di età fra i 16 e i 17 anni, e che costituiscono la maggioranza dei minori non accompagnati, secondo il report del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Gli ultimi dati pubblicati dicono che i minori stranieri non accompagnati in Italia erano 2.089 lo scorso dicembre, con un picco, a partire da maggio 2022, di arrivi dall’Ucraina, a causa dei fatti ben noti. Di questi, più del 60% hanno 16 o 17 anni. La grande maggioranza è rappresentata da ragazzi, e il 14% di loro è accolto nella nostra Regione.

Risulta evidente da queste semplici osservazioni che i CPIA si sono via via trasformati per rispondere sempre di più alle esigenze soprattutto di formazione linguistica della popolazione immigrata e/o di recente arrivo sul nostro territorio.

Campioni di accoglienza, dunque?

Di sicuro i CPIA hanno avuto fin dall’inizio un ruolo di primo piano nell’accoglienza e nell’integrazione degli immigrati, nel riconoscimento delle competenze (almeno per quanto attiene alla L2 e alle competenze di primo livello). Va detto – con precisione  – che gli attestati A2 hanno un uso e un riconoscimento pur sempre “limitato” e pongono diversi problemi di tipo tecnico, prima fra tutte la loro validazione. D’altra parte, vengono denominati attestati ( non di certificazioni)  e vengono invece rilasciati dai quattro enti certificatori.

Come fa notare nella sua recente ricerca Igor Deiana*, comunque, la disparità di risultati fra città diverse è evidente. Nella sessione di Ottobre 2020 si passa dal 90% di esami superati a Torino al 52,4% di esami superati a Livorno. Ovviamente la differenza può essere data da fattori diversi, non ultimo il tipo di utenza; ma è lecito interrogarsi sulla omogeneità di prove e criteri di valutazione. Una parziale correzione a evidenti errori di somministrazione e valutazione potrebbe essere la produzione di test concordati fra più CPIA, come già fanno, per esempio, i due CPIA di Varese.

Con più di un decennio di esperienza alle spalle, credo che i CPIA abbiano ormai l’esperienza e la capacità di progettare nuovi percorsi L2 che superino l’obiettivo, legittimo e necessario, del conseguimento del permesso di soggiorno, e si propongano come più ampi strumenti di integrazione nei percorsi scolastici e di formazione professionale, tenendo anche conto del grande numero di utenti giovani e giovanissimi che a loro si rivolgono per potere ottenere l’accesso alla scuola e all’università italiane. D’altro canto, i CPIA dovrebbero riprendere quella funzione centrale nella formazione permanente degli adulti che è passata in secondo piano e che, più che costituirsi in rete, è stata esternalizzata negli ultimi dieci anni.

Questa evoluzione è in qualche modo intralciata dalla stessa costituzione dei CPIA, che riconoscono come ordinamentali solo i corsi L2 di livello A1- A2, e i corsi di primo livello: questi ultimi, tra l’altro, offrono un livello riconosciuto di lingua italiana B1 in uscita. Forse ci dovremmo chiedere se un tale livello L2 è adeguato poi alle esigenze della formazione secondaria (e a volte anche primaria), o alla frequenza di percorsi di formazione permanente.

A mio modesto avviso il solo riconoscimento dei corsi L2 di livello A e dei corsi di primo livello come ordinamentali dei CPIA sono diventati un po’ troppo limitanti rispetto alla funzione che i CPIA stessi sono chiamati a svolgere.

Se i nostri Centri sono chiamati a svolgere funzioni di integrazione interculturale, di formazione scolastica, di istruzione professionale in rete con altre istituzioni, di aggressione dell’analfabetismo funzionale, è necessario che a queste funzioni venga associato il riconoscimento come ordinamentali di tutte quelle attività necessarie a svolgere le funzioni stesse, includendo dunque tutti i livelli di L2, in modo da permettere una effettiva possibilità di inserimento scolastico a livello superiore per chi lo desideri, e i corsi di ampliamento dell’offerta formativa, fondamentali per fronteggiare l’analfabetismo funzionale, soprattutto in campo digitale e finanziario, dove più forte è la necessità di alfabetizzazione o ri-alfabetizzazione.

Alfonsa Gucciardo – Redattrice SaperinRete (CPIA Varese)

 

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* I. Deiana, L’italiano L2 ad adulti nella scuola pubblica, Firenze, 2022