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Auser Varese: un viaggio emozionale attraverso l’arte

Nel breve tragitto tra via Felicita Morandi in Varese e la frazione di Giubiano –  di poco uscendo idealmente dal centro città – è possibile compiere non solamente  un viaggio di soli pochi chilometri, ma si può sperimentare una sensazione di libertà che sembra infinita.  Questa libertà non è data dalla distanza geografica ma piuttosto dalla straordinaria espressione artistica che si manifesta nelle opere realizzate dai detenuti della casa circondariale, esposte con orgoglio presso la biblioteca Bruna Brambilla della scuola media intitolata ad Anna Frank.

La mostra, resa possibile grazie all’impegno dell’Associazione Auser di Varese, guidata da Gisella Incerti, appassionata volontaria presso la Casa Circondariale, presenta sculture e disegni che, sebbene possano apparire ingenui o addirittura semplici, trasmettono emozioni potenti e profonde. Il percorso –  attraverso le opere esposte –  è un piccolo viaggio emozionale ed estetico  che inizia dall’ingenua insegna di un bar (opera di Nabil T)  per poi passare alla delicata rappresentazione di una coppia di uccellini, realizzata da Daniel R, fino ad arrivare al cestino (di Massimiliano C) e  ai demoni di Andrea T  con i suoi studi anatomici raffinati e delicati.

 

La curatrice Gisella Incerti si dichiara orgogliosa di questi  lavori finalizzati a narrare storie diverse, piccole grandi umanità tutte cariche di emozioni e riflessioni profonde. La mostra, piccola ma un gioiello per l’alto valore educativo  si presenta come un potente veicolo di comunicazione delle esperienze e delle emozioni vissute dietro le sbarre. Le opere, infatti,  non sono solo espressioni artistiche, ma rappresentano un modo per i detenuti di comunicare sentimenti complessi e profondi.  E il maestro scultore Ignazio Campagna, il quale  ha guidato i detenuti in questo percorso artistico, ha sottolineato il valore terapeutico dell’arte, soprattutto in un contesto così difficile come quello carcerario: l’arte diventa un mezzo di espressione, di catarsi e di riflessione, fornendo ai detenuti un canale per comunicare con il mondo esterno e con se stessi.

La speranza è che la mostra non sia solo un evento temporaneo, ma che possa diventare itinerante, portando le opere e le emozioni dei detenuti in diversi spazi e contesti. In tal modo, il pubblico avrà l’opportunità di entrare in contatto con storie di resilienza e forza interiore, dimostrando che l’arte può trasformare anche le circostanze più difficili in occasioni per esprimere la bellezza e la complessità dell’esperienza umana.

 

Alfonsa Gucciardo